giovedì 20 agosto 2015

Attacco a Bangkok - Intervista a Giuseppe Donnarumma

Alba Internazionale ringrazia Giuseppe Donnarumma per la sua disponibilità.

Explosive Ordnance Disposal officers enter the Erawan Shrine after the explosion in Bangkok, Monday. Pic: AP.

1) Lunedì a Bangkok, verso le 19, è stato fatto brillare un ordigno. Che a creato circa 27 morti e oltre 80 feriti. Una prima analisi sulla vicenda ?

Fino a che le silenti contraddizioni sociali e politiche che scavano il sottosuolo di un paese non si estrinsecano in un gesto la cui gravità afferra i gradi di intelligibilità più belluini, esse vengono perlopiù ignorate.
Allora vale forse la pena di procedere a ritroso nel grado di manifestazione delle contraddizioni visibili, dal livello più alto a quello via via più silenzioso e al contempo più facilmente razionalizzabile.
L’Indonesia ad oggi regge sulle spalle ben diciannove tentativi di colpi di stato e ripetuti disordini anche molto efferati nella parte meridionale del paese, dove i separatisti malesi di fede islamica invocano una autonomia mai concessa e anzi a più riprese soffocata dalle forze armate.
Seguendo lo schema interpretativo e focalizzando lo sguardo sul primo di questi due punti, ricordiamo il colpo di stato emblematico del 2006 ai danni del capo di governo democraticamente eletto (e forte di un enorme consenso popolare) Thaksin Shinawatra. Formalmente deposto e condannato in contumacia per corruzione, la sua politica populista dovette in verità attirare le antipatie dell’antica e ingerente élite militare del paese, la quale è stretta in un legame viscerale con il monarca e non ammette “smodate” pretese accentratrici da parte del governo.

Ripartiamo da Thaskin sull'analisi del secondo punto: dopo un periodo di relativa calma fu proprio l’ex primo ministro a negare qualsiasi concessione amministrativa alle minoranze malesi, attuando invece una sistematica e violenta repressione nei loro confronti. Il clima di rabbia e odio suscitato ha generato così una nuova e complessa conflittualità a sud del paese.

2) Pochissime ore dopo l'accaduto, il Ministro della Difesa tailandese, ha dichiarato testuali parole: "L'attentato è rivolto contro il settore turistico, e ha lo scopo di distruggere l'economia del paese."  Secondo lei è così ? 

Trovo un po’ affrettato stabilire con tanta immediatezza la causa finale dell’accaduto. Potrebbe trattarsi di un attentato di natura simbolica, destabilizzante , con il fine di attirare le attenzioni dell’opinione pubblica ecc..

3) Molti analisti parlano di una sorta di vendetta, verso Bangkok, per i continui atti di cooperazione con il governo centrale di Pechino. Le cosa ne pensa ?

Alle osservazioni sulle contraddizioni iniziali del paese ho mancato (tra le tante cose) una nota sulla sua particolare congiuntura geopolitica.  Mi permetto di mostrare però una più acuta prudenza in merito alla possibilità di classificarla come “possibile causa”.Come è noto la Thailandia ha da sempre buoni legami con l’occidente (ha fornito supporto agli USA nella guerra in Vietnam, riceve aiuti militari, conduce delle esercitazioni militari con gli Stati Uniti ecc..), ma è anche legata da ottimi rapporti economici con la Cina.
Le ripetute dittature militari hanno raffreddato i rapporti  con Washington(l’ultima visita di Obama risale al 2012) e spinto nella direzione di una maggiore collaborazione con Pechino.
Assurgere questa temporanea e limitata situazione al rango di ragion sufficiente nella determinazione dell’attentato mi appare non giustificato.

4) Tutto ciò, dopo che il 5 agosto di quest'anno il neo-ambasciatore USA si instaura a Bangkok. Non suona strano ? Possiamo parlare di "Operazione sotto falsa bandiera" ?

Non mi suona più strano di quanto mi suonerebbe strano il caso di una visita cinese e di un attentato il giorno seguente. Al resto credo di aver già provato a rispondere. 



Alba Internazionale ringrazia Giuseppe Donnarumma. 

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