In merito al 14° anniversario dell'attacco terroristico al World Trade Center e al Pentagono, l'11 settembre 2001, ripropongono un mio articolo elaborato nell'agosto del 2014.
14 anni di bugie, troppe, per poter descrivere la viscida mentalità guerrafondaia statunitense e occidentale che per tutti questi anni ci ha accompagnato o più che altro ha accompagnato circa 2/3 dell'opinione pubblica internazionale.
Oggi il Medio Oriente è una polveriera, controllata e gestita a piacimento dalle forze radicali islamiste e dall'Occidente, che si preoccupa se la Federazione Russa offre appoggio bellico alla Siria di Bashar Al-Assad per contrastare lo Stato Islamico, creatura geopolitica eretta da Washington e Tel Aviv. Lasciata a se stessa, parte della regione mediorientale, è totalmente inginocchiata al volere di terzi. Un conflitto che giova ad Israele in funzione anti-iraniana e favorevole agli USA per i giacimenti petroliferi sorvegliati e posseduti dallo Stato Islamico in Iraq e in Libia dalle tribù, queste ultime avamposti di Al-Qaeda.
The Big Lie
Questo in Medio Oriente è un conflitto organizzato dai Neocon statunitensi. Le guerre di quest'ultimi servono per scopi diversi: la destabilizzazione del Medio Oriente e il supporto alle industrie militari nazionali, le società di armi stanno crescendo negli Stati Uniti d'America in questi anni e insieme a tutto ciò è fondamentale per Washington mantenere la propria moneta, come valuta globale regnate e persistente sopratutto nella regione interessata.
Qui di seguito il mio articolo: Millennivm
“Potevo uccidere Osama Bin Laden prima dell’11 settembre”. Queste le parole diffuse soltanto poche settimane fa(nel 2014) da un audio dell’ex Presidente Clinton su Bin Laden.
Ma ripercorriamo bene i passi della storia di quelle ore fatali, prima del disastro terroristico al Wold Trade Center e al Pentagono. Era il 10 settembre 2001. In una sala di Melbourne (Australia), sedeva l’ex capo del partito liberale Michael Kroger: registrò le parole di Clinton e adesso, dopo tredici anni di silenzio, ha consegnato il nastro alla televisione Sky News del gruppo Murdoch. che lo ha fatto rimbalzare su tutte le TV statunitensi e su milioni di siti web mondiali, dando il via alle polemiche.
“Lo avevo quasi in mano e avrei potuto ammazzarlo, ma avrei dovuto anche distruggere un cittadina afghana nominata Kandahar e uccidere trecento donne e bambini innocenti. Se avessi dato l’ordine, mi sarei messo sullo stesso piano di Osama Bin Laden. Cosi decisi di non farlo.”
Perché il nastro di Melbourne emerge solo adesso? Quali interessi ci sono in merito? In realtà molti particolari della caccia a Osama Bin Laden durante gli anni del governo Clinton sono già stati analizzati nel rapporto del 2004 della Commissione di indagine sull’11 settembre. Al Qaeda entrò nel mirino degli Statunitensi per il ruolo che ebbe negli attentati del 1998 contro le Ambasciate USA in Kenya e Tanzania. Nell’agosto di quello stesso anno il Pentagono cercò invano di colpirlo lanciando un missile in un campo dell’Afghanistan, dove si pensava si trovasse. Quattro mesi dopo l’intelligence statunitense pensava di averlo localizzato nella residenza del governatore di Kandahar, la seconda città afgana. Un’altra occasione nel maggio del 1999, ma ancora una volta fu deciso di rimandare l’azione a causa di alcune divergenze nell’intelligence, senza contare che poco prima la CIA, fu detto ufficialmente per sbaglio (in realtà per intimidire il Paese concorrente), aveva fatto bombardare l’ambasciata cinese di Belgrado, e temeva ulteriori critiche.
Non ci furono altre operazioni fino a quell’11 settembre 2001. Solo molto dopo quel giorno newyorkese, gli USA, e più precisamente le forze speciali della marina americana, i SEAL, secondo le versioni ufficiali penetrarono in elicottero nel territorio pakistano, facendo irruzione nella villa dove si nascondeva e lo uccisero. Secondo il Documento ufficiale della Difesa Americana, appropriandosi del cadavere e gettandolo in mare. Dopo quel fatidico 11 settembre lo scenario geopolitico mondiale è cambiato. Un cambiamento dovuto alla massiva espansione dell’egemonia Statunitense in Medio Oriente. Una regione chinata oggi purtroppo al volere dell’Imperialismo che la circonda militarmente e finanziariamente. Uno spiragli di resistenza oggi lo si può trovare nel governo centrale della Siria di Assad o nel governo del Premier iraniano Rohani. Essi sono il motore per una resistenza presente e futura ai continui schiaffi dell’Imperialismo che affliggono la regione interessata. Con una balcanizzazione dell’Iraq da parte di gruppi islamisti è compito delle forze di Resistenza distruggere e spazzare via il disastro creato dagli USA nel lontano 2002 e protrattosi fin ai giorni nostri.
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