mercoledì 19 agosto 2015

Intervista ad Andrea Fais - Attacco a Bangkok

Alba Internazionale ringrazia Andrea Fais per la sua disponibilità. 


1) Lunedì a Bangkok, verso le 19, è stato fatto brillare un ordigno. Che ha creato più di 27 morti e oltre 80 feriti.  Una prima analisi sulla vicenda ?


Si è trattato di un attentato eseguito con modalità inusuali, che gli inquirenti ancora non hanno decifrato. Il capo della polizia thailandese ha parlato di una "rete di persone", escludendo così l'iniziativa individuale. Sono molte le ipotesi al vaglio, tra queste la più accreditata è la matrice politica interna, con la guerra civile che dunque proseguirebbe attraverso il terrorismo. Il generale Prayuth Chan-ocha, primo ministro thailandese, si è riferito ad un ragazzo vestito di giallo, ripreso da alcune telecamere a circuito chiuso piazzate lungo la strada coinvolta, indicandolo come un possibile "membro di un movimento antigovernativo con base nel Nord-Est della Thailandia". Implicito ma desumibile il rimando al movimento delle cosiddette 'camicie rosse', vicine all'ex primo ministro Thaksin Shinawatra. Un'altra ipotesi è quella dell'estremismo islamista, molto attivo in Asia meridionale (India, Birmania, Filippine, Malesia e Indonesia) già durante l'era Osama bin Laden (2001-2011). A differenza del contesto mediorientale, nell'Asia interna o in Estremo Oriente non è facile localizzare e individuare il radicalismo né risalirne alle dinamiche politiche interne. Ad oggi non si sa molto della sua riorganizzazione nella regione, dopo il ridimensionamento di Al-Qaeda e l'ascesa dell'ISIS tra Siria e Iraq. Tuttavia, in questo caso, due sarebbero i possibili moventi: l'islamismo separatista presente nel Sud della Thailandia, dove vivono consistenti comunità musulmane; oppure la vendetta della rete terroristica degli estremisti uiguri (maggioranza relativa di religione musulmana dello Xinjiang cinese) per la recente decisione presa da Bangkok di consegnare alle autorità cinesi 109 loro conterranei detenuti e sospettati di terrorismo.      

2) Pochissime ore dopo l'accaduto, il ministro della Difesa thailandese, ha dichiarato testuali parole: "L'attentato è rivolto contro il settore turistico, e ha lo scopo di distruggere l'economia del Paese".  Secondo lei è così ?

Non ho elementi per rispondere a questa domanda. Sicuramente il ministro della Difesa dispone di informazioni e documentazioni a sostegno della sua analisi. Senz'altro, la conseguenza più immediata di questo attentato sarà una diminuzione del flusso turistico, come già avvenuto in Tunisia dopo gli attentati dei mesi scorsi o in Egitto dopo gli attentati a Sharm-el-Sheik di dieci anni fa. Colpire un luogo di culto buddhista molto frequentato da fedeli e turisti è un gesto dal forte impatto simbolico. Le letture sono molteplici, come già detto prima, tuttavia si è voluto infliggere un colpo molto duro alla rete di sicurezza del Paese, con le probabili conseguenze economiche cui fa cenno il ministro. Molti non se ne rendono conto, ma in generale la sfera della sicurezza collettiva e quella dell'economia e del commercio hanno legami molto più profondi di quanto si pensi.

3) Molti analisti parlano di una sorta di vendetta, verso Bangkok, per i continui atti di cooperazione con il governo centrale di Pechino. Lei cosa ne pensa ?

Le relazioni sino-thailandesi, avviate ufficialmente quaranta anni fa, hanno raggiunto un alto livello di cooperazione in tutti i settori, dall'economia all'assistenza umanitaria, dalla cultura alla difesa. Negli ultimi anni si sono solidificate, questo è vero, ma un discorso analogo potremmo farlo per quanto concerne quasi tutti gli altri partner del Sud-Est Asiatico e non solo per la Thailandia. Senz'altro, quanto ho detto in precedenza in merito alla pista uigura fa pensare ad una risposta violenta alla recente scelta del governo thailandese di consegnare i sospetti terroristi alla Cina. Dunque, se fosse confermata tale ipotesi, saremmo di fronte ad una vendetta per un atto di cooperazione con la Cina. 

4) Tutto ciò, dopo che il 5 agosto di quest'anno il neo-ambasciatore USA si instaura a Bangkok. Non suona strano ? Possiamo parlare di "Operazione sotto falsa bandiera"?

Ovviamente non ho il benché minimo elemento per rispondere a questa domanda. Le interferenze degli Stati Uniti, o di loro organizzazioni governative e non, in Asia orientale sono evidenti e alla luce del sole in diversi contesti: da Taiwan al Tibet, dallo Xinjiang alle Filippine, dal Myanmar alla Cambogia e così via. Ma un ambasciatore svolge funzioni diplomatiche di rappresentanza di un governo in un Paese straniero. Un suo eventuale coinvolgimento diretto in un attentato del genere equivarrebbe ad un atto di guerra contro la Thailandia. Credo che si debba sbaragliare il campo dalla fantascienza e parlare solo sulla base dei dati oggettivi e dei risultati delle indagini condotte dalle autorità locali.


Alba Internazionale ringrazia, Andrea Fais, direttore della rivista "Scenari Internazionali." 


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